Il tennis, col tempo, lungi dal rimanere uno sport di nicchia per pochi appassionati, è diventato piuttosto popolare (si contano 75 milioni di praticanti in tutto il mondo), soprattutto grazie alla ribalta mediatica ricevuta.

Molte più persone, dunque, hanno deciso di praticare questo sport sia a livello amatoriale che professionale. Il grande vantaggio del tennis è rappresentato dal fatto che:

  1. migliora la densità minerale ossea;
  2. consente un corretto sviluppo delle capacità aerobiche del soggetto, diminuendo, contestualmente, il rischio di contrarre patologie cardiovascolari.

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Ma quali sono gli infortuni più comuni nel tennis?

In primo luogo va detto che il tennis è una disciplina piuttosto impegnativa, in quanto coinvolge tutte le parti del corpo. Gli infortuni più frequenti cui il tennista va incontro riguardano perlopiù gli arti superiori (soprattutto la spalla, il ginocchio, il gomito, ecc.) e inferiori, ma non di rado si verificano anche incidenti alla zona pelvica e all’anca. Cerchiamo di seguito di analizzare nel dettaglio i principali infortuni del tennista.

Diversamente dai classici sport di squadra (come il calcio, la pallavolo, il rugby, ecc.) gli infortuni che capitano giocando a tennis non derivano dal contatto con altri giocatori, ma dallo stress fisico dovuto a un intenso allenamento o da un impatto particolare con il terreno di gioco. A tal proposito è opportuno precisare che sia l’apparato muscolare che quello osseo sono particolarmente sensibili alla rigidità del terreno di gioco.

1 – Il gomito del tennista: questo infortunio, tecnicamente noto come epicondilite laterale, è una condizione dolorosa del gomito determinata da un suo uso eccessivo o da una serie di microtraumi a carico dell’epicondilo laterale. Generalmente il gomito del tennista si verifica soprattutto tra i soggetti che appartengono alla fascia di età 30-50. Nel caso in cui il fastidio sia lieve sarà sufficiente un periodo di riposo, impacchi di ghiaccio e l’assunzione di Fans. Nel caso in cui il dolore sia più intenso, invece, può rendersi necessario un ciclo di fisioterapia, oltreché un bendaggio ad hoc o l’eventuale utilizzo di un tutore. Se la sintomatologia dolorosa si rivela acuta e  persistente bisogna ricorrere alle iniezioni di corticosteroidi o, nei casi più gravi, a un intervento chirurgico, seguito da un periodo di riabilitazione.

Qualora questo trauma non venga curato opportunamente si rischia di perdere la mobilità del braccio stesso.

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2 – Distorsione alla caviglia: si tratta di un trauma muscolo-scheletrico provocato da un movimento incauto durante gli allenamenti o nel corso di un match, che causa una sollecitazione eccessiva dell’articolazione. La gravità della distorsione della caviglia può essere distinta in tre livelli:

a – il primo grado, ovvero il più lieve, è caratterizzato da uno stiramento dell’apparato capsulo-legamentoso, ma non sono presenti rotture. La terapia in questo caso prevede che il tennista segua il cosiddetto protocollo Rest-Ice-Compression-Elevation, ovvero riposo, terapia del ghiaccio, elevazione e compressione;

b – le distorsioni di secondo grado, invece, sono caratterizzate da una  rottura parziale del legamento peroneo-astragalico anteriore, oltreché da una sintomatologia dolorosa di media intensità. In questo caso può essere necessario un breve periodo di scarico (con l’arto in posizione declive) e l’eventuale utilizzo di un tutore;

c – le distorsioni di terzo grado, ovvero quelle più gravi, sono caratterizzate dalla rottura completa dei legamenti. Dopo aver verificato, tramite un apposito esame diagnostico,  l’entità del trauma distorsivo, è possibile che lo specialista ritenga opportuno intervenire chirurgicamente.

3 – Tendinite al ginocchio: l’articolazione del ginocchio, nella pratica del tennis, è tra quelle sottoposte a una maggiore sollecitazione. La tendinite del ginocchio (tendinite del rotuleo) consiste nella degenerazione e nella infiammazione del tendine che si trova al di sotto della rotula e che collega quest’ultima alla tibia. Anche in questo caso è possibile suddividere in tre livelli la gravità del trauma:

a- il primo grado è la condizione patologica più lieve, in quanto non comporta alterazioni anatomiche. Si tratta, pertanto, di una condizione reversibile;

b – il secondo grado, invece, è caratterizzato dal rigonfiamento del tendine e da una condizione infiammatoria. Anche in questo caso, tuttavia, ci troviamo di fronte a una situazione reversibile;

c – il terzo grado, infine, si riferisce a un’alterazione irreversibile e cronica delle fibre del tendine rotuleo.

4 – Infortuni alla spalla: a causa di una eccessiva sollecitazione dell’articolazione della spalla (sovraccarico funzionale), soprattutto quando si effettua il servizio (che prevede l’elevazione del braccio al di sopra del piano della testa), il tennista è particolarmente esposto agli strappi dei tendini che connettono il braccio e le spalle. Il trattamento più diffuso per contrastare gli effetti dolorosi di questo trauma sono: il riposo assoluto, l’assunzione di antinfiammatori ad hoc, un percorso riabilitativo. Qualora questa terapia non rappresenti una soluzione potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

5 – Lombalgia: questo trauma, più comunemente noto come mal di schiena, colpisce spesso e volentieri i tennisti. Soprattutto il servizio può determinare questo infortunio, in quanto esso può comportare una eccessiva sollecitazione della colonna lombare. Basti pensare che il 38% degli atleti non ha potuto disputare un torneo a causa del mal di schiena e il 30% soffre di lombalgia cronica.

6 –  Infortuni al polso: il polso è uno dei punti del corpo più a rischio del tennista; esso, infatti, è sottoposto a continue torsioni, quando la palla impatta con la racchetta. D’altra parte, soprattutto a livello professionale, il fenomeno della velocizzazione del servizio e tornei sempre più frequenti e più lunghi, aumentano la possibilità che tra i tennisti si verifichino lesioni al polso. La categoria più a rischio è quella degli atleti che prediligono il gioco di fondo (si pensi, ad esempio, all’argentino Juan Martin Del Potro). La prima terapia cui sottoporsi consiste nel riposo assoluto, nell’assunzione di Fans, nell’eventuale uso di un tutore e di iniezioni  corticosteroidi.

Non esiste una soluzione definitiva per prevenire i più comuni infortuni del tennis; tuttavia è importante che ogni atleta può ridurne il rischio concentrandosi sullo stretching e sul potenziamento muscolare, avendo ben chiaro quali siano gli esercizi che meglio si adattino al proprio fisico.

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