Gli infortuni cui vanno incontro i giocatori di pallavolo sono perlopiù causati dall’ impatto con il terreno di gioco e con il pallone. Ne consegue che le zone del corpo a maggior rischio traumi sono, pertanto, le caviglie, le ginocchia e le dita.

Tuttavia anche le spalle e la schiena, a causa di un sovraccarico funzionale, possono riportare traumi più o meno gravi. Vediamo nel dettaglio quali sono i più comuni infortuni della pallavolo.

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Distorsione della caviglia: nella pallavolo la caviglia, ovvero l’articolazione che unisce lo scheletro della gamba al piede, è frequentemente sollecitata e stressata; proprio per questo motivo aumentano le possibilità che si verifichino delle distorsioni che, tra l’altro, rappresentano il trauma più grave per i pallavolisti. Le distorsioni della caviglia, lo ricordiamo, possono essere raggruppate in tre tipi, a seconda della loro entità:

1- primo grado: la distorsione determina uno stiramento e una lacerazione minima dei legamenti, ma non la loro rottura. In questo caso non si verifica instabilità e la sintomatologia dolorosa è piuttosto moderata;

2 – secondo grado: la distorsione determina la rottura parziale del legamento peroneo-astragalico anteriore

3 – terzo grado: si tratta della distorsione più grave, in quanto comporta la rottura completa dei legamenti.

L’applicazione di una borsa del ghiaccio è il primo soccorso per tamponare la sintomatologia dolorosa della distorsione. Per le situazioni più gravi potrebbe essere necessario un percorso riabilitativo e un intervento chirurgico.

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Ginocchio del saltatore (Jumper’s knee): il ginocchio del saltatore che, come suggerisce il nome, colpisce perlopiù gli atleti saltatori,  consiste in una infiammazione del tendine terminale del muscolo quadricipite (tendinosi rotulea). Si tratta, in effetti, di un infortunio da sovraccarico funzionale, ovvero da una perdurante sollecitazione del tendine.

A peggiorare la situazione è senz’altro un terreno di gioco particolarmente duro e incapace, di conseguenza, di ammortizzare i colpi subiti. La sintomatologia dolorosa, in questo caso, è piuttosto intensa, soprattutto quando si salgono e si scendono le scale o quando le ginocchia restano flesse per lungo tempo.

Mani e legamenti: spesso e volentieri i pallavolisti, a causa dell’elevata velocità del pallone, sono vittime di traumi distorsivi a carico dei legamenti collaterali che fungono da sostegno delle articolazioni tra le falangi. Le dita più colpite sono generalmente il mignolo e l’anulare. Per prevenire questo infortunio è necessaria una preparazione tecnica adeguata e finalizzata a proteggere le articolazioni maggiormente a rischio.

Insaccata del dito: è uno degli infortuni più frequenti che possono capitare ai pallavolisti. Si tratta di una distorsione determinata dall’impatto del dito col pallone in velocità. In alcuni casi questo trauma guarisce autonomamente e non sono necessari interventi particolari, mentre nel caso in cui la lesione sia più grave sarà opportuno effettuare delle apposite cure al fine di recuperare la totale funzionalità del dito.

Il primo intervento da effettuare, al fine di favorire la guarigione di questa distorsione, consiste nell’applicazione di cubetti di ghiaccio o di un impacco in gel, per evitare il rigonfiamento e per attutire il dolore;  in un secondo momento poi, si consiglia di realizzare un apposito bendaggio in grado di ridurre le sollecitazioni a carico dei legamenti. Qualora il dolore sia persistente si consiglia l’assunzione di antinfiammatori non steroidei (FANS). Se neanche questi ultimi dovessero sortire effetti, è necessario rivolgersi a uno specialista, affinché verifichi l’eventuale presenza di una microfrattura.

Traumi a carico della schiena: numerosi pallavolisti spesso soffrono di lombalgia, a causa di un sovraccarico funzionale della colonna vertebrale.

Quest’ultima, infatti, nella pratica della pallavolo, è sottoposta a numerose forze di compressione e a estemporanee iperestensioni e torsioni del tronco soprattutto in corrispondenza di particolari gesti tecnici, come la schiacciata e la battuta.

Soprattutto quando la lombalgia è in fase acuta è opportuno gestirla con la massima cura e attenzione, consultando uno specialista; in caso contrario si corre il rischio che essa diventi invalidante.

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